Brevemente (per le parrocchie)

IL MIO LAVORO

SPIEGATO AI SACERDOTI, AGLI ARCHIVISTI, AI COLLABORATORI

E A CHI PER MESTIERE O PER MISSIONE SI PRENDE CURA

DEGLI ARCHIVI PARROCCHIALI

Qualche anno fa, mentre mi occupavo della ricerca della mia genealogia, mi capitò di entrare in contatto con gente dall’estero che mi chiedeva un aiuto nella propria ricerca familiare.

Notai che queste persone – discendenti di italiani migrati all’estero – hanno un profondo desiderio di riscoprire le proprie origini, di cui però spesso hanno un’idea molto vaga.

Tipicamente, si entusiasmano alla prospettiva di far propria la cultura italiana (pizza-spaghetti-calcio-Pavarotti) ma tendono ad ignorare una parte fondamentale della storia intrinseca della loro famiglia: la fede Cattolica!

Infatti, trasferendosi in un altro Paese o spesso in un altro continente, i migranti del secolo scorso non avevano altra scelta che adeguarsi alla fede che veniva professata nella città ospitante, cosicché i loro discendenti sono ora protestanti, o battisti, o mormoni, e non solo ignorano la religione dei loro padri, ma non si rendono neppure conto di quale peso avesse la Chiesa nella vita quotidiana dei loro antenati.

Le persone che ora mi contattano per un aiuto si aspettano di ricevere il disegno di un bell’albero con nomi e date dei loro avi, ma non è quello che otterranno!

Perché questi sono dati aridi, non la loro vera storia: la loro storia, da millenni, è anche nelle altre parole contenute in quegli atti che loro non leggerebbero che superficialmente.

Ecco ciò che io provo a fare: spiegare.

Così, io racconto loro cos’erano i sacramenti che i loro antenati ricevevano in punto di morte, gli spiego perché i neonati venivano battezzati se possibile già poche ore dopo la nascita, e gli confermo che – certamente! – tutti si sposavano, e tutti si sposavano con rito religioso.

A coloro che hanno poi la fortuna di visitare l’Italia e il luogo da cui la loro famiglia ha avuto origine, suggerisco di visitare la chiesa dove tutti i loro antenati sono stati battezzati, uniti in matrimonio e dove si celebrò il loro funerale.

Benché ormai di fede diversa, non possono non emozionarsi sedendosi sulle stesse panche dove i loro avi ascoltavano la Santa Messa ogni domenica.

E al loro ritorno in patria serberanno il ricordo degli spaghetti, dei bei panorami e della cordialità italiana, ma anche un’esperienza religiosa breve ma importante, e venata di un minimo di consapevolezza.

Questa è, in breve, la spiegazione della mia passione e del mio lavoro, e a proposito di lavoro non si può ignorare quello che la Chiesa compie da secoli anche per compilare, conservare e proteggere proprio i registri che ora sono così utili a ricostruire le proprie origini. Anche questo spiego a chi mi contatta, e senze tante mezze parole: conservare decine e persino centinaia di libri per interi secoli – da prima che esistessero gli Stati Uniti, tanto per dargli una misura! – è un lavoro immane e oneroso, di cui dovrebbero essere tangibilmente riconoscenti. Per questo motivo, sollecito sempre una donazione alla Diocesi o alla Parrocchia.

Un grazie di cuore, quindi, a tutti i sacerdoti, i collaboratori, archivisti e volontari che tra le mille incombenze della vita trovano anche il tempo di preservare e proteggere questi registri unici.